Airbnb e gli alloggi in affitto che non si trovano più

La domanda, anche provocatoria, la pone l’assessore all’urbanistica del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran: possiamo ancora permetterci di far affittare alloggi, a prezzi molto alti, che potrebbero invece venire affittati a studenti e lavoratori?

Perché la questione è ormai confermata a livello nazionale: un numero sempre maggiore di appartamenti viene messo a disposizione sulle piattaforme per gli affitti brevi/temporanei e parallelamente diminuisce il numero di quelli dedicati agli affitti tradizionali.
Nelle città il numero di persone che cerca case in affitto è nettamente superiore alle case disponibili.
Di conseguenza gli affitti schizzano verso l’alto.

Il problema (e qualche dato)

Sempre più proprietari di casa, a fronte del rischio di un inquilino insolvente e in mancanza di tutela sull’immobile, scelgono l’affitto breve, che garantisce il pagamento in anticipo e, soprattutto, l’assenza di un vincolo contrattuale.
Per questo secondo l’assessore Maran – che vuole porre un tetto agli affitti su Airbnb – serve “ricostruire un legame di fiducia coi proprietari di case che consenta di affittare con tranquillità sia col vecchio 4+4 sia magari con formule più moderne tipo 3+2 o anche semestrali e annuali”.

A MILANO in 10 anni la percentuale delle transazioni immobiliari legata all’investimento è raddoppiata, dal 10 al 20% – si prevede salirà ancora – e davvero molte sono quelle finalizzate agli affitti turistici.
A BERGAMO città le strutture ricettive extra alberghiere (b&b e case-vacanza) sono aumentate del 380% in 5 anni (dati da L’Eco di Bergamo, 29 dicembre 2019). Queste le cifre ufficiali, perché poi esiste anche il sommerso.
Anche nella nostra città, più del 70% (dati Airdna) degli affitti brevi riguarda intere abitazioni, a cui si aggiungono le stanze affittate singolarmente in appartamenti comunque interamente destinati all’affitto, mentre sono davvero poche, le singole stanze disponibili all’interno di appartamenti abitati dai legittimi residenti (che sarebbero poi i veri bed&breakfast).
Stando ai dati di Inside Airbnb, il 51,8% degli hosts appartiene alla categoria “multiple listings”; si tratta cioè di hosts singoli che gestiscono più camere o più appartamenti (a Bergamo sono 552).
Gli hosts con offerte multiple sono quelli che sicuramente non vivono nelle proprietà che offrono e che con maggiori probabilità lo fanno come business.

Il “TOP HOST” di Bergamo offre, da solo (!), ben 27 fra camere e intere abitazioni (dati Inside Airbnb).

Si verificano quindi due necessità:
– da un lato, quella di distinguere chi affitta a livello professionale da chi lo fa solo per arrotondare
– dall’altro, quella di restituire stanze e appartamenti in locazione a chi ne ha sempre usufruito prima dell’arrivo di Airbnb e consimili, cioè soprattutto famiglie, studenti, lavoratori fuori sede e giovani coppie.

Una questione non più rinviabile

Si assiste così ad un generale “ripensamento” nei confronti della libertà totale degli affitti brevi, soprattutto all’interno dei centri storici delle città turistiche, un fenomeno che ha innescato pericolosi effetti a catena che stanno costringendo sempre più famiglie, studenti e lavoratori a “riparare” in zone sempre più periferiche.
Un tema di cui abbiamo parlato diverse volte e a cui abbiamo dedicato una serata di dibattito nello scorso mese di dicembre.
Una questione sollevata più volte (anche a livello europeo) da più parti, non ultimo l’appello del comitato Pensare Urbano di Bologna al governo, all’inizio di febbraio, a regolamentare in maniera chiara ed efficace gli affitti brevi turistici, dando la possibilità ai Comuni di mettere un freno alle piattaforme turistiche. Un appello sottoscritto da decine tra URBANISTI, DOCENTI UNIVERSITARI, AMMINISTRATORI LOCALI e ASSOCIAZIONI.

Con le parole dell’assessore Maran, Milano mostra di voler aprire la strada alla riforma degli affitti brevi in Italia.
Si aggiunge ora l’intervento di Stefano Chiappelli, Segretario generale del SUNIA, il Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari che è la principale organizzazione nazionale degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica ed ha per scopo il “riconoscimento del diritto alla casa per ogni cittadino a condizioni compatibili con le esigenze delle famiglie per favorire la mobilità e la soluzione del bisogno alloggiativo”.

Le parole del sindacato nazionale inquilini

<< […] Il SUNIA da tempo denuncia la trasformazione delle locazioni nelle città turistiche, dove assistiamo ad una esplosione di affitti a breve durata che sta trasformando il naturale uso abitativo degli immobili contribuendo, sostanzialmente, ad una forte lievitazione dei canoni dell’affitto ordinario costringendo sempre più famiglie a spostarsi verso la periferia, anche estrema, per trovare una casa a canone sopportabile.
Questa è una questione centrale per il mercato della locazione che va affrontata seriamente e senza slogan: è pertanto necessario un intervento normativo e regolamentare che coinvolga, per quanto di competenza, Stato centrale, Regioni e Comuni affrontando, con misure coerenti ed incisive, i seguenti aspetti:

  1. accentuare un uso della leva fiscale, per favorire la locazione a canone concordato e calmierato contro la tendenza a favorire nel settore immobiliare abitativo un suo uso promiscuo e senza regole;
  2. attribuire la natura di impresa alle attività di locazione, di intermediazione e spesso di gestione di grandi gruppi multinazionali immobiliari;
  3. fissare i limiti al numero di stanze utilizzabili per le varie forme di ospitalità turistica;
  4. regolamentare obblighi e limitazioni in materia di licenze e autorizzazioni ad affittacamere;
  5. tutelare l’assetto della vita condominiale che rischia di essere stravolto, anche nelle regole di convivenza, dalla presenza di attività difficilmente compatibili con l’uso abitativo ordinario degli alloggi interessati;
  6. tutelare gli stessi utenti turistici che hanno diritto all’accesso di un servizio di ospitalità non scadente, con precise regole e garanzie.

E’ condivisibile l’appello dell’Assessore Maran sull’opportunità di ridare fiducia ai proprietari di casa scegliendo la via del contratto di durata ordinaria. La soluzione c’è ed è rappresentata dall’affitto a canone concordato.
Uno strumento reso possibile dagli accordi territoriali tra associazioni degli inquilini e della proprietà che, garantendo canoni sopportabili all’inquilino, offre al proprietario significativi incentivi e garanzie di tipo fiscale.
Aggiungo che a questo obiettivo debbono concorrere anche le misure sul fondo affitti a favore degli inquilini coordinate con quelle a sostegno della morosità incolpevole, da attuare con rapidità e certezze per tutte le parti interessate
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