#RegioneLombardia: l’inutile balletto dei numeri fasulli e la sanità alla sbando
Secondo i dati ufficiali diffusi pomposamente da Regione Lombardia durante le conferenze stampa giornaliere, la provincia di Bergamo conterebbe, al 31 marzo, 8803 contagi (su un totale di 43.208 a livello regionale) e 2060 vittime. Ma quanto veramente questi dati rispecchiano i numeri reali?
Lo sanno i cittadini bergamaschi che, tutti, hanno amici o parenti a casa con sintomi da coronavirus ai quali non è mai stato fatto un tampone (alcuni di loro non hanno nemmeno ricevuto una visita medica).
Lo sanno i tanti bergamaschi che piangono amici, parenti, conoscenti deceduti in casa con sintomi da coronavirus senza essere passati per un ospedale.
Lo aveva già anticipato, nei giorni scorsi, il Presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo.
Ora un’intervista rilasciata a La Stampa dal Segretario dei medici di famiglia della Provincia di Bergamo conferma, ancora una volta, tutti i dubbi divenuti ormai certezze:
«i numeri ufficiali non sono credibili».
Il dottor Tassinari parla di 100.000 casi non censiti: il dato reale supererebbe quindi di ben 12 volte quello ufficiale diffuso dalla regione.
Anche il recente piccolo calo di ricoveri annunciato negli ospedali, secondo Tassinari, non sarebbe granché indicativo: «Calano perché non c’è più posto in ospedale. Talvolta non si ricovera più nemmeno con 85 di saturazione. Gestiamo a domicilio situazioni che due mesi fa avremmo ricoverato alla velocità della luce. Altrimenti non avremmo 1200 pazienti in ossigenoterapia domiciliare».

Il problema dell’ossigeno e delle bombole che non si trovano

Una bombola di ossigeno dura in media dalle 12 alle 24 ore, poi bisogna cambiarla, ma di fronte a quest’esigenza vitale i pazienti sono spesso lasciati soli:
«Deve vedersela il paziente – dice Tassinari – E’ una caccia al tesoro. Chi ha parenti, li manda in giro nelle farmacie. Dieci, venti tentativi. Poi magari una la trovi».
E ancora: «Da una settimana ci hanno dato la possibilità di fornire ossigeno liquido, ma è contingentato».
Proprio per la penuria di bombole molti sindaci e associazioni hanno diffuso l’invito urgente a RICONSEGNARE IN FARMACIA TUTTE LE BOMBOLE VUOTE o non più in uso. C’è penuria anche di saturimetri, preziosi per poter controllare la quantità di ossigeno nel sangue negli ammalati domiciliari e poter intervenire più tempestivamente in modo da scongiurare crisi respiratorie fatali.
Chi riesce si arrangia come può.

Pazienti e medici abbandonati a se stessi

Ma questo è il punto: gli ammalati a casa si trovano per lo più abbandonati a se stessi e al caso, come del resto i loro stessi medici di base, lasciati senza dispositivi di protezione, senza tamponi e a loro volta potenziali veicoli di contagio.
«NON È PIÙ UN SISTEMA SANITARIO UNIVERSALISTICO E UGUALE PER TUTTI», rileva Tassinari.
E ancora: «Su 600 medici di famiglia ce ne sono 145 ammalati, di cui 5 morti. L’ultimo, Michele, due giorni fa. Non avrei mai pensato di dover aggiornare una lista di colleghi morti. Mandati a morire sul lavoro. È una strage di Stato»
È pur vero che tardivamente, da una settimana, la Regione ha istituito delle ‘unità speciali’ per le visite a domicilio, ma «dovrebbe esserci una postazione con due medici ogni 50 mila abitanti, quindi in provincia di Bergamo 20. Invece al momento ce ne sono sei» che riescono a fare «al massimo 60 visite al giorno su 1 milione di abitanti e almeno 100 mila ammalati. abitanti e almeno 100 mila ammalati. Ne servirebbero almeno cinque volte tante».
Il segretario dei medici di base della Provincia lamenta anche una mancanza di coordinamento con la Regione e l’ATS: «a fine febbraio avevamo capito che la situazione era fuori controllo – dice – In due mesi ci sono stati un paio di incontri ufficiali. L’ultimo il 5 marzo»..

I decessi

Quando poi dai dati del contagio si passa a quelli dei decessi, anche qui la situazione appare in tutta la sua gravità e falsità.
A fronte dei 2060 decessi ufficiali, i deceduti a causa del coronavirus nel mese di marzo nella sola provincia di Bergamo sarebbero invece molti di più.
Si affanna da tempo a dichiararlo su tutti i media anche il sindaco Giorgio Gori, con lacrime di coccodrillo, dopo aver incitato fino all’ultimo i propri cittadini a partecipare in massa allo Shopping Weekend del 29 febbraio e 1 marzo (e ad andarci coi mezzi pubblici a “tariffa speciale” per l’occasione) quando già era nota l’esistenza di un focolaio alle porte della città.
Secondo una stima diffusa dal Corriere della Sera e basata su dati campione raccolti fra vari comuni della bergamasca, i morti sarebbero più di 5.000 su una popolazione di 1.100.000 abitanti. Secondo un’altra stima fatta da L’eco di Bergamo potrebbero invece essere 4500, comunque più del doppio di quelli riconosciuti dalla Regione.
Oppure, secondo quanto dichiarato da alcuni medici di base, potrebbero anche essere il quadruplo.
Quante veramente siano le vittime reali del virus, il tempo forse ce lo saprà dire con più sicurezza.
Ma le immagini dei medici stremati, delle file di bare ammassate nelle chiese e delle file di camion dell’esercito che le trasportano in altre città per riuscire a smaltirle ci avevano già spiegato tutto, come un pugno nello stomaco, più forti di ogni parola.

Ci chiediamo, quindi:

A chi e a che cosa serve la sceneggiata quotidiana delle conferenze stampa di Regione Lombardia per fornire dati fallaci e per nulla rappresentativi?
Per dare visibilità ai soliti politici?
Per far credere di avere comunque in pugno una situazione che è sfuggita di mano?
Per dare una falsa impressione di efficienza a fronte di una débâcle totale della presunta eccellenza del sistema sanitario lombardo?

«Ats non ha messo in atto una politica sanitaria adeguata. Tutto il territorio è sfuggito, perché ci si è concentrati solo sui posti letto in terapia intensiva e ci si è dimenticati che questo è un problema di sanità pubblica» ha recentemente accusato il Presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, dott. Marinoni.
Ricordiamocene quando sarà il momento:

BASTA CON LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITÀ !
BASTA CON LE NOMINE POLITICHE NELLE ATS E NEGLI OSPEDALI !

Basta ai tagli dei posti letto e alle dismissioni di ospedali!
Quello alla salute è un diritto di tutti, sancito dalla Costituzione.

Toccherà a noi cittadini fare in modo che tutto NON torni come prima.
Intanto #iorestoacasa