“La priorità è difendere uno spazio di socialità pubblico, non giocare in borsa. Vendiamo parte delle azioni A2A del Comune per ristrutturare le Piscine Italcementi”. Questa la proposta conclusiva dell’assemblea che Bergamo Bene Comune ha convocato venerdì scorso presso la Sala Galmozzi di Bergamo. Durante la partecipata riunione, si sono spiegate le intenzioni dell’Amministrazione: privatizzare l’unico impianto natatorio della città, in nome del solito refrain “non ci sono i soldi”. E’ stato per merito del relatore Stefano Risso di Attac che è risultato evidente quanto la grande finanza mondiale abbia una tale sete di profitto, da riuscire ad infiltrarsi persino in analoghi processi di privatizzazione – è il caso di Goldman Sachs con IREN a Torino. Si è evidenziato come a Bergamo lo sport sia di fatto divenuto un affare privato – tanti gli impianti pubblici in qualche forma passati fuori dal controllo della cosa pubblica: lo stadio, il palazzo del ghiaccio, prossimamente il Palazzetto dello Sport e, per l’appunto, le piscine. E in taluni casi i dati parlano chiaro: sostanziali riduzioni degli orari di apertura, incremento vertiginoso delle tariffe di ingresso. Come nel caso del pattinaggio su ghiaccio: gli orari di apertura erano 31 ore alla settimana nell’impianto pubblico, passati a 19 ore dopo la privatizzazione; con i costi per un corso di avvicinamento a questo sport che da 120 euro a quadrimestre sono passati a 280 euro. Non bastano le convenzioni con cui il pubblico si illuderebbe di limitare la ricerca di profitto del privato: esempi circostanziati evidenziano come, alla prova dei fatti, esse restino a volte inapplicate senza conseguenze alcune. Non aiuta la scarsa trasparenza che ruota attorno all’affaire-piscine: recenti richieste giunte fino alla Bergamo Infrastrutture per accedere ai bilanci delle piscine sono risultate senza esito. E’ evidente quindi che le recenti decisioni assunte dal Consiglio Comunale in merito ai passaggi societari, recenti e futuri, dell’impianto non sono basati sulla conoscenza diretta dei numeri reali, se non per quelli raccontati in aula. Ben altro, secondo i relatori, dovrebbe essere il livello di controllo attorno ad operazioni irreversibili di cessione di sovranità sopra un Bene Comune prezioso quale le piscine Italcementi. Taglio delle risorse sostanzialmente riservato sugli enti locali per pagare un debito pubblico che non hanno creato loro, la causa individuata da Risso. Come uscirne? Con un’azione di controllo popolare che porti i cittadini ad mettere in atto un’audit sui bilanci locali, che indaghi fonti e beneficiari dei debiti – di Bergamo Infrastrutture in questo caso. E difendendo a priori Beni Comuni dalle tendenze alla svendita per fare cassa, principio ispiratore nel neonato Comitato civico che annuncia che i propri lavori continuano su più fronti.
Prossimo appuntamento, la “Critical Mass & Disordinanza day” del 17 novembre, per proporre un modello di città dove “la sicurezza non si costruisce con i divieti, ma con la socialità” contro l’attuale modello che tutela “gli affari di pochi a danno delle cittadine e dei cittadini dei quali Bergamo è il bene comune”.